(1952.01) Nenni o il marxismo alla rovescia

Tutto si può aspettare dalla… dialettica di Pietrone, specie quando si tratta di modificare, o meglio ancora di capovolgere, i cardini della teoria marxista.
Andato a celebrare a Genova il sessantesimo anniversario della nascita del Partito Socialista, egli ha presentato la storia del movimento operaio sotto la luce di una grande lotta per la libertà e per le riforme, il che appunto gli ha guadagnato i galloni del Premio Stalin e, dopo mille ed una capriole, l'amicizia fraterna dei liquidatori del comunismo, i Togliatti, i Terracini, i Grieco.
Ma nel suo discorso, che in verità non merita molte chiose visto che si trattava di rifare la storia di un sessantennio secondo l'ideologia della libertà e di sciorinare un miscuglio di guerraiolismo e pacifismo, Pietro Nenni ha perfino voluto mettersi a teorizzare e, trovatosi di fronte alla solita terribile accusa lanciata ai socialisti di essere "antinazionali", ha risposto: nossignori:
"la nostra fedeltà alla Patria e la nostra fedeltà alla democrazia sono totali ed assolute. Come l'internazionalismo non è che lo sviluppo del patriottismo, così il socialismo è lo sviluppo della democrazia".
Ora, che la fedeltà di Nenni alla Patria sia indiscussa non lo neghiamo — non per nulla Pie-trone fu interventista e fascista —; che, per lui, il passaggio dal patriottismo all'internazionalismo, dal socialismo alla democrazia e viceversa, sia la cosa più facile e naturale di questo mondo, siamo prontissimi ad ammetterlo (nulla è impossibile ai clowns del movimento operaio); per noi resta ferrea l'opposta tesi, la tesi marxista, che l'internazionalismo operaio è la negazione del patriottismo, e il socialismo la negazione, non lo sviluppo, della democrazia. I due termini sono contrapposizioni dialettiche, non gradini di uno sviluppo unico: chi afferma l'uno nega (e si prepara ad abbattere) l'altro.
Per questi giocolieri abituati a tirar fuori dalla manica prima un coniglio e poi una lepre, non si vede perché non si debba dichiarare: il socialismo è lo sviluppo non la negazione del capi-talismo. Quest'ultimo corollario, Nenni se l'è indubbiamente sentito dire a quattr'occhi da Stalin, giacché la teoria conformista è appunto quella della leale e pacifica gara di velocità fra i due si-stemi.
Dalla piazza al ministero, dal patriottismo all'internazionalismo, dalla democrazia al socia-limo: ma che dolce cammino, per questi signori! Gli operai, quando sentono fischiare le pal-lottole della democrazia o quelle della patria, sono invitati a considerarle come un provvidenziale anello nella catena di rose che porta dal regno del capitale a quello del lavoro.
Sorridendo dalla tribuna, Pietro Nenni si guarda le medaglie (d'interventista e di partigiano della… pace).

Nessun commento:

Posta un commento