Tutto si può aspettare dalla… dialettica
di Pietrone, specie quando si tratta di modificare, o meglio ancora di
capovolgere, i cardini della teoria marxista.
Andato a celebrare a Genova il sessantesimo
anniversario della nascita del Partito Socialista, egli ha presentato la storia
del movimento operaio sotto la luce di una grande lotta per la libertà e per le
riforme, il che appunto gli ha guadagnato i galloni del Premio Stalin e, dopo
mille ed una capriole, l'amicizia fraterna dei liquidatori del comunismo, i
Togliatti, i Terracini, i Grieco.
Ma nel suo discorso, che in verità non
merita molte chiose visto che si trattava di rifare la storia di un
sessantennio secondo l'ideologia della libertà e di sciorinare un miscuglio di
guerraiolismo e pacifismo, Pietro Nenni ha perfino voluto mettersi a teorizzare
e, trovatosi di fronte alla solita terribile accusa lanciata ai socialisti di
essere "antinazionali", ha risposto: nossignori:
"la nostra
fedeltà alla Patria e la nostra fedeltà alla democrazia sono totali ed
assolute. Come l'internazionalismo non è
che lo sviluppo del patriottismo, così il socialismo è lo sviluppo della
democrazia".
Ora, che la fedeltà di Nenni alla Patria
sia indiscussa non lo neghiamo — non per nulla Pie-trone fu interventista e
fascista —; che, per lui, il passaggio dal patriottismo all'internazionalismo,
dal socialismo alla democrazia e viceversa, sia la cosa più facile e naturale
di questo mondo, siamo prontissimi ad ammetterlo (nulla è impossibile ai clowns
del movimento operaio); per noi resta ferrea l'opposta tesi, la tesi marxista,
che l'internazionalismo operaio è la negazione
del patriottismo, e il socialismo la negazione,
non lo sviluppo, della democrazia. I due termini sono contrapposizioni
dialettiche, non gradini di uno sviluppo unico: chi afferma l'uno nega (e si
prepara ad abbattere) l'altro.
Per questi giocolieri abituati a tirar
fuori dalla manica prima un coniglio e poi una lepre, non si vede perché non si
debba dichiarare: il socialismo è lo sviluppo
non la negazione del capi-talismo. Quest'ultimo corollario, Nenni se l'è
indubbiamente sentito dire a quattr'occhi da Stalin, giacché la teoria
conformista è appunto quella della leale e pacifica gara di velocità fra i due
si-stemi.
Dalla piazza al ministero, dal
patriottismo all'internazionalismo, dalla democrazia al socia-limo: ma che
dolce cammino, per questi signori! Gli operai, quando sentono fischiare le
pal-lottole della democrazia o quelle della patria, sono invitati a
considerarle come un provvidenziale anello nella catena di rose che porta dal regno
del capitale a quello del lavoro.
Sorridendo dalla tribuna, Pietro Nenni si guarda le medaglie (d'interventista
e di partigiano della… pace).
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