1952.01 (10-24 ottobre 1952)
(1952.02) Tattiche antifasciste
I nostri antifascisti per antonomasia
continuano nel solito imbroglio demagogico dell'agitare lo spettro del pericolo
fascista di fronte alla classe operaia, e la chiamano ad agitarsi, a
protestare, a dimostrare contro un preteso ritorno di fiamma della "reazione
in agguato": che tutta questa montatura tenda al solo scopo di distrarre
l'attenzione della classe operaia da problemi molto più concreti riguardanti l'insieme
della società capitalista – la vera reazione antioperaia – è per noi
chiarissimo, anche se altrettanto non è per gli operai, presi in una girandola
di agitazioni e di parole d'ordine tanto più sconce quanto più riescono nel
loro obiettivo d'impedire alla classe proletaria di assumere una posizione
frontale, violenta, sia contro quei poveri nostalgici relitti fascisti, ai quali
del resto una lezione andrebbe a fagiolo, sia, ed è molto più importante,
contro la classe capitalista con tutte le sue forze, fra le quali collochiamo
anche le gerarchie dei partiti e dei sindacati del tradimento operaio.
Ma il ruolo controrivoluzionario dello
stalinismo si rivela, oltre che nel lancio di parole d'ordine diverse, nella
beffa che, nel quadro della sua stessa politica, gioca agli operai illudendoli
di organizzare una lotta che in realtà non ha nessuna intenzione di condurre.
Ultimo episodio in ordine di tempo quello del comizio fascista tenuto il 12
u.s. a Milano, cui dovevano intervenire Graziani e Borghese. Dopo di avere, per
tutta la settimana precedente, incitato gli operai ad impedire che lo sconcio
avvenisse, i socialcomunisti organizzarono a loro volta un'adunata alla C.d.L.,
alla stessa ora e in luogo diverso; gli operai, che vi si recarono nella
convinzione di ricevere ordini per un'azione diretta a sventare – secondo gli
an-nunci e le minacce ripetuti per diversi giorni – l'adunata missina, si
ebbero invece un'esibizione di oratoria tanto bollente quanto inutile, e,
mentre il comizio durava, il M.S.I. poteva iniziare e concludere la sua
manifestazione. E la bolla di sapone svanì fra il malumore e la delusione degli
operai.
Disorientare prima, gabbare poi: eterna
tattica del trasformismo che, in definitiva, è il complemento necessario del
fascismo. Simbolo di questo lavoro di spola, al comizio della C.d.L.
presenziava "Ulisse", colui che, nella pratica del doppio gioco, ha
soltanto cambiato camicia.
Col che chiediamo scusa alle camicie in
genere.
Il milanista
(1952.02) I "fuorilegge"
Nei paesi della provincia di Nuoro e precisamente a Bitti, Oruni e
Orgosolo, come in tanti altri, oggi come ieri, regna la più nera e squallida
miseria. Il cambiamento di regime da totalitario a democratico non ha cambiato
le condizioni di vita di povere famiglie che la mancanza di lavoro e di cibo
esaspera e i cui membri spinge a rompere il cerchio di un'oppressione padronale
secolare.
Il divampare di queste forme di illegalismo scandalizza
Montecitorio e Palazzo Madama, queste vestali dell' "onore nazionale",
e il ministero degli interni si affretta ad inviare sul posto il generale Luca,
già distintosi nella "cura" del banditismo siciliano. La democrazia "guarisce"
le piaghe sociali col piombo; dà generali e truppa a popolazioni che passano
mesi senza poter mettere la pentola al fuoco e che avrebbero semplicemente
bisogno di una razione sufficiente di cibo.
È cosi che la democrazia progressiva risolleva le aree depresse!
Il sardo
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