Tutte le propagande di guerra si fondano
su un mito. Quella tedesca si basò sul mito della monolitica unità politica
della Nazione tedesca e della leggendaria lealtà militare della razza
teutonica. In realtà l'hitlerismo ripeteva esasperandoli tutti i motivi e le
superstizioni criminose del pangermanismo. Purtroppo, gli avvenimenti accaduti
durante tutta la seconda guerra mondiale, dalla cinica metamorfosi petainista
della borghesia dominante in Francia, al formarsi dei vari governi "quisling"
in Belgio, Olanda, Norvegia, ecc., al fatto più clamoroso della guerra – il capovolgimento
del fronte operato dalla borghesia italiana – valsero ad accreditare il mito
della assoluta superiorità della classe dominante e dello Stato tedesco in
materia di dirittura morale, intransigenza politica, fedeltà agli ideali.
Crebbe e ingigantì la leggenda della Nazione tedesca incorruttibile ed
incorrotta in un mondo di traditori e di rinnegati. Né si trattò di una
infatuazione da ragazze vanesie, se per tale enorme balla ci fu gente disposta a
prendere le fucilate, se ci fu la repubblica di Salò, i cui stanati epigoni
tentano di perpetuare la tedescomania di ieri l'altro.
La realtà fu ben diversa, come sempre
accade nella storia delle borghesie. Innanzitutto, la decantata razza germanica
sviluppò le famose doti guerriere solo negli ultimi decenni della sua esistenza
millenaria. Se ci si rifà alle guerre di Napoleone I, tanto per restare nell'epoca
contemporanea, risulta che i miserelli antenati dei tremendi soldati di
Guglielmo II e di Hitler non riuscirono ad altro che a riscuotere formidabili
sconfitte sui campi di battaglia, facendo vergognare poeti e filosofi di essere
nati in Germania, ciò per via della fiacchezza, della ignavia e della viltà dei
pubblici poteri di fronte all'invasore. Non parliamo neppure di quello che
successe dopo la guerra dei Trent'anni! Certamente la vita più miserabile che
si conosca fu quella della borghesia tedesca sotto il tallone prussiano. Solo
nella misura in cui sviluppava la grande industria, dopo il 1870, la borghesia
tedesca cominciò a ritenersi il prodotto più eletto del genere umano.
Ciò non valse nei decenni scorsi, non
valse durante la seconda carneficina, non vale oggi, a ridare il senno agli
ammiratori fanatici dello Stato tedesco. Ma i fatti stanno lì a demolire
spietatamente i miti nazionalistici. Si disse: la Germania vincerà perché i soldati
tedeschi sono imbattibili. Vinsero invece le concentrazioni industriali e
tecniche più forti di quelle utilizzabili dalla Germania nazista. Si disse:
tutti tradiscono, i tedeschi no. Nell'estate del 1944, promotori altissimi
ufficiali dello Stato Maggiore, cioè la quintessenza concentrata della
conservazione capitalistica, fu organizzato e consumato l'attentato contro
Hitler, in vista di ripetere nei confronti del partito nazista quanto già
effettuato felicemente dalla borghesia italiana, il 25 luglio 1943. Oggi,
emergono dai verbali del processo aperto in Germania per fare luce sulle
circostanze dell'impiccagione dell'ammiraglio Canaris, altri edificanti
particolari del doppiogiochismo teutonico. Innanzitutto, rimane un fatto unico
che alla testa delle manovre sotterranee dirette a prendere contatti col
Governo inglese, contro cui la Germania era in guerra, si trovassero proprio
coloro che avevano il compito di combatterle, e cioè l'ammiraglio Canaris e i
suoi più diretti collaboratori rispettivamente capo e alti ufficiali del servizio
di controspionaggio tedesco. Un po' troppo forte per i modelli mondiali della
lealtà militare! Per tornare al processo, un ex ministro del governo bavarese ed
ex ufficiale agli ordini di Canaris, ha rivelato che egli fin dal 1939 e
durante il 1940, cioè in pieno conflitto, era stato incaricato di prendere
contatti con il governo inglese, ricevendo nella bisogna l'appoggio del
Vaticano. Che la congiura dei "badogliani" tedeschi, dei
doppiogiochisti, contro il nazismo e per il "nemico" del proprio
paese, fosse molto estesa, stanno a testimoniarlo le stragi di ufficiali, tra
cui Rommel, e di politicanti "resistenti", perpetrate dalle milizie
naziste rimaste fedeli ad Hitler. Né quanto sta facendo la borghesia di Germania
di fronte agli occupanti anglo-americani e russi vale a rialzare il crollato
mito della superiorità tedesca.
Come le altre la borghesia tedesca, in
pace e in guerra, ha tenuto di mira solo il suo interesse di classe, la
questione vitale della propria conservazione e quando si è trovata a scegliere
tra la rovina e il tradimento ha scelto sempre il tradimento strafregandosene
degli ideali di cartapesta dati in pasto alle folle destinate al macello. In
Italia, in Germania, in Giappone – persino nel paese degli aviatori suicidi
sorse il "badoglismo", prudentemente pilotato dalla Corte, e solo per
poco Hiro Hito non riuscì a ripetere il gesto di Vittorio Emanuele III nel
confronti del fascismo – la borghesia dominante tramava il capovolgimento del
fronte, nello stesso tempo che mandava al macello i popoli. Prova lampante che la
guerra imperialista è un affare interno del capitalismo.
Purtroppo, altri idoli si sostituiscono a quelli infranti, altri miti a
quelli svergognati dagli stessi avvenimenti. I proletari del mondo ritorneranno
ad idolatrare il "migliore soldato", il "più leale combattente"?
Per fare le guerre occorrono le armi ma per far sparar le armi occorrono tali
leggende. Non esistono soldati migliori o peggiori, ma solo proletari più o meno
avvelenati dalla borghesia, la quale serve un solo ideale: il suo interesse di
classe.
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